Denominazione: Indicazione Geografica Tipica Bianco Calabria
Produttore: Antonella Lombardo
Vitigni: 100% Mantonico
Zona di produzione: Bianco (Calabria – Costa dei Gelsomini)
Altitudine terreni: 50 – 100 m slm
Esposizione: nord-est
Tipologia terreni: argillosi, con marne calcaree di origine pliocenica
Gestione Agronomica: lotta integrata senza utilizzo di diserbanti chimici e prodotti chimici di sintesi
Concimi: sovescio naturale di leguminose e graminacee con, talvolta, ammendanti organici
Sistema di allevamento: Guyot doppio
Densità ceppi per ettaro: 4.000 piante/Ha
Produzione per ettaro: 50 qli/ha
Periodo di vendemmia: seconda settimana di settembre
Vinificazione: dopo un’accurata selezione delle uve, raccolte nelle ore più fresche della giornata al fine di preservare gli aromi, le stesse, una volta diraspate vengono sottoposte ad una soffice pressatura. Il mosto fiore, illimpidito in maniera statica a freddo, fermenta in acciaio con i naturali lieviti indigeni presenti sulle uve per 30 giorni, alla temperatura di 16 gradi. Il vino affina sulle proprie fecce nobili in acciaio per cinque mesi.
Solfiti: inferiori a 100 mg/litro
Degustazione: vino dal giallo paglierino carico tendente al dorato, con profumo ed aromi di fiori bianchi freschi, frutta tropicale, sentori agrumati e note erbacee. Al sorso coerente continuità con le sensazioni olfattive, avvolgente, sapido, con un finale iodato, profondo, lunghissimo.
Grado alcolico: 14% vol
Abbinamento gastronomico: ottimo per accompagnare crudi di pesce, primi a base di crostacei, risotti ai funghi, carni bianche, formaggi mediamente stagionati e cucina orientale.
Temperatura di servizio: 12-14°C
Produzione: 1800 bottiglie
Consulenze: Dr. Agr. Stefano Dini in vigna, Dr. Agr. Emiliano Falsini in cantina
Scarica la scheda tecnica:
Il mantonico, uno dei padri dei vitigni italiani
“I rapporti di parentela di alcune (di queste) varietà sono stati completati e chiariti grazie soprattutto alla scoperta di un anello mancante, rappresentato da una varietà antica e pregiata, ancora una volta a rischio estinzione: il mantonico bianco”
“Il complesso mosaico che è stato ricostruito negli anni ha rivelato il ruolo giocato da tre diverse varietà, Sangiovese, Garganega e Mantonico, nella nascita di una parte importante del patrimonio viticolo italiano”
Tratto da La Stirpe del Vino di Attilio Scienza, Serena Imazio
È considerato uno dei vitigni autoctoni dalle origini più antiche e, allo stesso tempo, incerte. Si presume sia stato importato dagli antichi greci intorno al VII sec a.C., dopo che questi approdarono sul promontorio di Capo Zefirio, sulle coste joniche, dove era già presente come varietà domesticata antecedentemente nell’antica Enotria.
Il nome deriva dal greco Μαντισιος da μαντις-εος (mantide-eos), che significa “indovino”, “profeta” e da qui un vino divinatorio/profetico, perché legato ad un antico uso del vino a scopo propiziatorio.
La leggenda vuole che il vino ottenuto dal mantonico fosse utilizzato dai sacerdoti dell’antica Locri Epizephiri e dagli indovini a scopo cerimoniale.
Bevendone in abbondanza, si cadeva in uno “stato di esaltazione” che, nei tempi antichi, generava il potere della profezia: nell’antichità classica si realizzava la comunicazione tra l’umano e il soprannaturale, attraverso un contatto spirituale con la divinità.
Seguendo l’antica consuetudine, il mantonico è ancora allevato prevalentemente ad alberello
Grappoli spargoli di medie dimensioni e acini dalla buccia spessa che arrivano a maturazione con un colore giallo dorato, hanno favorito la consuetudine di far appassire le uve su graticci prima di procedere alla fermentazione, ottenendo vini dolci e concentrati.
Noi abbiamo voluto proporne una versione secca, da solo mosto fiore, prodotta in poche centinaia di bottiglie. Dal colore giallo dorato intenso, sensazioni olfattive complesse e lunga persistenza gustativa